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Come cambieranno le nostre città dopo l'epidemia Covid-19?

Come cambieranno le nostre città dopo l'epidemia Covid-19?

Nell’800, a seguito dell’epidemia di Colera, le nostre città hanno reagito anche modificando loro stesse per contenere i contagi: in quel periodo si sono sviluppati nuovi sistemi fognari, più diffusi ed efficienti e si è rafforzato il concetto di zonizzazione, per distribuire gli abitanti in maniera più razionale anche in considerazione di ragionamenti sulla salute.

Allo stesso modo in questo periodo, a seguito dell’epidemia di Covid-19, urbanisti e progettisti di tutto il mondo stanno cercando di capire se si possano mettere in atto strategie di pianificazione che possano aiutare a prevenire o a gestire eventuali epidemie future.

Finora si è capito poco di questo virus, evitare gli assembramenti è risultata tuttavia una contromisura tanto efficace quanto difficile e dolorosa da attuare per arginarne la diffusione.

Uno dei settori che maggiormente ha risentito dell’impattato di questa crisi sembra essere stato quello dei trasporti. I rischi legati al trasporto collettivo sembrano infatti alti: assembramenti nelle sale di attesa, vicinanza degli altri passeggeri all’interno dei mezzi e sistemi di ricircolo dell’aria contribuiscono ad aumentare la paura.

I luoghi di attesa di stazioni e aeroporti probabilmente cambieranno faccia: un design intelligente potrà evitare gli affollamenti nelle sale di attesa ed abbassare il rischio di contagio ai controlli di sicurezza ed ai check in. Anche nelle nostre città qualcosa probabilmente dovrà cambiare: le code alle fermate degli autobus e della metropolitana dovranno essere organizzate per mantenere la distanza di sicurezza ed alcune amministrazioni ipotizzano l’installazione di lavandini e disinfettanti per lavarsi le mani prima di salire a bordo.

A causa dei rischi legati al trasporto pubblico, molte persone hanno iniziato a spostarsi a piedi o in bicicletta.

Le nostre città però non sempre sono attrezzate per favorire questo tipo di trasporto: le città moderne sono infatti progettate per il traffico veicolare, con strade studiate per accogliere le automobili, parcheggi diffusi e semafori tarati per non interrompere il flusso di veicoli.

Per ovviare a questo problema, durante il periodo di restrizioni alcune città come Calgary, Denver e Colonia si sono attrezzate convertendo alcune strade in zone vietate ai veicoli, realizzando così un reticolo dedicato alla "mobilità dolce"; altre città hanno invece installato piste ciclabili temporanee (Bogotà e Budapest).

L’epidemia di Covid-19 ha anche riacceso il nostro amore per gli spazi verdi e per l’aria aperta: essere stati costretti in casa per settimane ci ha portato a rivalutare quanto la possibilità di stare all’aperto sia importante.

Il valore degli appartamenti con un giardino (o per lo meno con un terrazzo o un balcone) certamente è aumentato, ma le amministrazioni dovranno anche riconsiderare l’importanza degli spazi pubblici, soprattutto dei parchi.

Architetti e progettisti hanno iniziato a proporre soluzioni nelle quali il verde si integra negli edifici e, soprattutto, aumenta negli spazi aperti di collegamento: nei grandi progetti di sviluppo assisteremo probabilmente anche all’aumento dei parchi, così come è accaduto nell’800 a New York ed in altre grandi città quando sono nati i grandi spazi vedi urbani.

Questi spazi consentiranno, se progettati con intelligenza, anche di essere convertiti in caso di necessità per accogliere funzioni diverse, legate ad eventuali criticità; nel frattempo però ci consentiranno di stare all’aria aperta con grandi benefici per la nostra salute.

L’epidemia ha però cambiato anche le nostre abitudini, impattando sugli spazi entro i quali viviamo, abitiamo e lavoriamo, accelerando cambiamenti che senza questo evento sarebbero accaduti in molti anni.

Con l’impossibilità di raggiungere gli uffici, in molti abbiamo sperimentato il lavoro da casa con un positivo riscontro per molte attività; si ipotizza che questa modalità diventerà sempre più diffusa, modificando sostanzialmente la forma delle sedi di molte società: serviranno meno spazi per le postazioni individuali, più sale per le riunioni dei team ed infrastrutture di connessione più efficienti. In generale la necessità di superfici per queste società diminuirà, modificando anche il mercato del real estate.

Si prevede inoltre che il perdurare delle restrizioni sugli spostamenti, unita alla possibilità di lavorare da remoto, possa generare un’altra importante conseguenza: molti impiegati nei servizi potranno decidere di vivere fuori delle grandi città, in aree più verdi e salubri.

In ambito produttivo, alcuni ipotizzano infine che le mansioni che potranno essere automatizzate lo saranno, cambiando in questo modo anche il mondo delle fabbriche per come noi lo conosciamo oggi.